LÉONMANIA 

JEAN RENO: "Il film mostra azione ed emozione nello stesso tempo, senza rinunciare alla commedia. Ho recitato la parte del sicario anche in "Nikita" ma in  Léon quello stesso serial killer provava e mostrava più sentimenti e passione".

 

NATALIE PORTMAN: "Nella vita reale non piango così ma mi piace ballare e recitare sin da quando sono molto piccola!"

 

DANNY AIELLO: "Quando ho letto la sceneggiatura di questo film ho capito che mi avrebbe fatto provare qualcosa, qualcosa che sono il personaggio di Tony mi avrebbe fatto sentire."

 

Il personaggio di Léon è come una persona che ha sospeso l'attività del suo cuore, come un ragazzino fermo ai suoi 15 anni che non cresce più, aiutato da Matilda nel riprovare a sentire emozioni ed insegnandogli a lasciare che il suo cuore continuasse a battere. Léon è un film che puoi vedere anche solo 30 secondi ma finisci per volerlo guardare nelle quasi due ore.

 

JEAN RENO: "Puoi parlare con Besson e dargli uno spunto, un'idea di come potrebbe essere una scena e lui la prende in considerazione. E' un ottimo regista perchè ti guida nell'appropriarti dell'anima del personaggio e considera ogni aspetto tecnico."

 

Stan, invece, ama uccidere e cambia umore in un secondo, trovando le sue missioni estremamente facili. Forse il riuscire ad uccidere qualcuno così facilmente è come una vendetta per aver perso anche lui qualcuno che ama. Leon invece non ha connessione con nessuno.

 

Besson è nato in Grecia e non aveva idea della guerra e della mafia, pertanto ha semplicemente inventato tutto. Ha diretto il suo primo film, "Le dernier combat", quando aveva solo 21 anni e Léon è stato il risultato di un lungo lavoro tra Eric Serra, il compositore, Besson, il regista e Jean Reno, il protagonista.

Il cult  "Nikita" lascio pensare che la protagonista sia cattiva e che debba pagare le sue azioni ma alla fine il film lascia riflettere e capire che anche lei ha sofferto e bisogna lasciarla ibera.

Besson sottolinea che non è sempre tutto bianco e nero, che nella vita si può cambiare e credere nella novità, fino a sentirla come propria, nella vita non ci sono certezze in nulla.

 

Il primo giorno di riprese c'è stato un vero sparo di pistola e tutti pensarono che non si sarebbe girato più il film. Ma si tratta di situazioni reali. Sono cose che succedono davvero e piuttosto spesso. Sparare nel film era molto più reale che farlo davvero. Assumeva un significato particolarmente intenso.

Uccidere è sempre stato una cosa che ha richiamato l'attenzione, sin dai tempi dell'antica Roma, quando i gladiatori si battevano per la gloria nelle arene. Uccidere è anche molto semplice.

 

Nell'ultima parte del "Making of" Luc Besson cerca di comunicare il proprio messaggio al mondo intero, sostenendo: "un mondo che uccide non è un gioco o uno scherzo e bisognerebbe gettare lontano le pistole e tutte le armi.  Nella vita reale vengono colpiti con armi da fuoco moltissimi bambini, specialmente in Africa ed in Bosnia e bisognerebbe lasciare fuori dagli affari di violenza soprattutto loro. Bisogna fermare le persone che costruiscono e diffondono e armi e tutte le persone che non vedono nulla di sbagliato nel ferire, colpire ed uccidere altre persone,  che spesso neanche conoscono. Personalmente non ho mai fatto del male a nessuno, neppure ad una mosca, almeno finchè qualcuno non si avvicini a mia figlia! Ma uccidere non fa parte degli istinti umani" ...

 

... "it is always the way to keep things going good!"